Numero 5 - Maggio 2005

Archivio Vox Praesepis

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Sommario

Lettera dal Presepio 5/05

Conoscere l’Opera Praesepium: il motto e la bandiera dell'Opera.

Conoscere il territorio: Gratteri, il presepe d'epoca nella Chiesa Madre di S. Michele Arcangelo.

Attualità: Referendum ed elezioni: saper scegliere.

Atti ufficiali:
- Messaggi per la malattia e la morte del Papa.
- Messaggio augurale per il nuovo Papa.

E-mail degli Amici del Presepio: risonanze e pensieri per Giovanni Paolo II.

Recensioni: G. Morale, Paulu Piulu.

Vox Informa:
- La fervida attività della delegazione siracusana.
- Recensioni: G. Morale, Paulu Piulu.
- Nata ufficialmente la delegazione di Cassino.
- In memoria di Suor Colomba Natoli.
- Un ricordo di Padre Vincenzo Bondì T.O.R.

Recensioni

Giorgio Morale, Paulu Pìulu,
Manni Editore, 2005, p.176, Euro 15,00

La poesia dell’infanzia e un’epopea collettiva
nel romanzo di Giorgio Morale Paulu Pìulu

Ci sono libri di plastica, intercambiabili, sovrapponibili, indistinguibili; ci sono altri libri capaci di costruire un mondo, che trasmettono emozioni, creano figure e linguaggio; ci sono poi alcuni libri “originali”, nel senso che hanno un rapporto talmente forte con l’origine, che la vita circola per sempre nelle loro pagine, come se fosse ancora in fieri e si svolgesse attualmente sotto i nostri occhi. Uno di questi ultimi libri è l’appena uscito “Paulu Piulu” di Giorgio Morale (Manni editore, pag. 176, euro 15).
Leggendolo si ha l’impressione che in esso non ci siano “invenzioni”, ma solo verità e sincerità estreme: il Narratore si cala totalmente nei panni di un’infanzia non facile, inconsapevole e innocente, i cui fatti, duri e pesanti come pietre, si incidono talmente nelle carni, da poter dire che siano destinati a rimanervi, in modo indelebile, anche dopo mille anni.

1. “Paulu Piulu” è la storia di un’infanzia in Sicilia negli anni 50. Il protagonista, il piccolo Paolo, assorbe in sé tutte le insicurezze, le ansie, i tormenti della madre e del padre, che vivono i primi difficili anni della loro storia coniugale col miraggio di una casa propria e con l’ansia dei soldi per vivere e per concretizzare il “miraggio”. Il miraggio si avvera nella prima costruzione di una casa, ma le spese e le cambiali costringono all’emigrazione; un vero calvario che segnerà tutta la vita di Paolo.
L’azione della narrazione si svolge ad Avola, in Sicilia, terra natia dell’Autore, tutta attorno al pensiero e allo sguardo attento e profondo di Paolo, che costituisce l’unità di tutto il lungo racconto di circa 10 anni di vita.
Nelle pagine di Giorgio Morale, il lettore avverte, stranamente e magicamente, nelle sue carni, le stesse sensazioni di Paolo: il freddo, la povertà e l’umidità della casa nella fabbrica, le “guttere”(stillicidio) trasudanti dal tetto di canne e gesso; le dolcezze e le durezze della madre; l’amore silenzioso e il carattere sommesso del padre; l’egoismo e la tirchieria dei parenti paterni; il dolore e la desolazione dopo la partenza del padre per la Germania;
il disagio e il disadattamento di Paolo all’asilo e poi più tardi all’Istituto Umberto I di Siracusa; l’affabilità della Mamma Maria e la figura estrosa del nonno materno, il favoloso carrettiere; la religiosità tutta personale e domestica della madre; la situazione di disagio morale per gli ingenui furti ai grandi magazzini: “Gesù perdona i poveri, perché i poveri sono santi!”; poi, infine, assai vividi, gli odori, i colori, i sapori e le immagini dei quartieri di Avola.
Alla fine della prima parte di “Paulu Piulu”, l’opera di Giorgio Morale, nel racconto doloroso della partenza del padre di Paolo per la Germania, raggiunge il massimo del pathos… c’è un pianto dell’anima… c’è tutto il vivo bruciore di una ferita che non si risana e non si rimargina: c’è la sacra celebrazione di una memoria che non si cancella, ma che con ritmo liturgico si riattualizza e si ripete nel tempo, per tenere nel perenne humus le radici della propria identità e della verità della propria storia.
Il libro si conclude con il mesto ricordo del richiamo della “piula” (il verso superstiziosamente malaugurante di questo volatile della notte e della morte) nell’area della fabbrica di Avola, ricollegato, stranamente, al canto della “piula” sui tetti di Milano, ove Paolo ormai si trova da anni.

2. Sono da segnalare, tra i pregi dell’opera di Giorgio Morale, gli autentici bozzetti pittorici costituiti da tante descrizioni: per citarne solo alcune, il trasloco notturno alla casa della fabbrica; la raccolta delle lumache assieme al padre; il bombolonaio; il nonno carrettiere; la Mamma Maria; le usanze culinarie nei quartieri popolari avolesi; la Grande madre; la bambina brava; l’altro Paolo, il compagno poliomelitico; la paura degli scarafaggi; Rosario, il ragazzo orfano; la “Nascita” nella notte di Natale; il lungo bacio della “partenza”.
Anche l’emigrazione italiana in Germania, rappresentata indirettamente attraverso i racconti di chi torna, rivive in quadri molto efficaci, che trasmettono la concretezza e l’urgenza dei problemi del lavoro e la suggestione dei favolosi paesi lontani.

3. “Paulu Piulu” si presenta come un libro scritto da un narratore esterno col cuore di un bambino, per dare una “storia” alle verità che costituiscono i cardini di un “inizio” e di un “farsi dell’uomo” nelle vicende del tempo. E’ una rivisitazione delle verità della fanciullezza, rivissuta nelle tante immaginazioni e pensieri “surreali” che affollano, anche, in maniera abnorme, la mente del piccolo Paolo.
Alcuni di questi pensieri abbracciano situazioni esistenziali e tormenti interiori, per certi versi assai simili ai disincanti e alle visioni pessimistiche leopardiane. Ad essi si lega un “senso” evanescente di religiosità, un bisogno di capire il “trascendente”, il divino che ci sovrasta dai Cieli… l’attesa di capire cosa c’è in Paradiso… come e cosa pensa Dio di noi quaggiù sulla terra,… di spiegarsi il perché della morte…: qui, Paolo, le risposte non le trova tutte; c’è la voce religiosa della madre che a volte lo soccorre in questi pensieri “teologici”.
La poesia dell’infanzia in “Paulu Piulu” c’è, perché a crearsela è lo stesso Paolo: il cane Diana, il prato nella fabbrica, i giochi solitari, le corse, il vento, la magia delle feste, gli indovinelli del padre, la raccolta delle lumache, le sporadiche visite al mare.
Sono brevi ed intensi i momenti di poesia, di giocosa spensieratezza, di candore infantile e di fantasie preadolescenziali, di luci e di ombre: Paolo vive sempre e drammaticamente i rigori eccessivamente protettivi della madre, le ermetiche chiusure col mondo esterno: nessuno deve entrare nei sacri drammi della famiglia.
Lo stesso dramma della partenza del padre in Germania si consuma tutto tra le gelide mura domestiche; così la malattia della madre, le paure, i crucci, l’insorgenza di tante domande… le non-risposte… i silenzi cupi… le penombre di una casa che si chiude al mondo… Anche le assurdità della vita, i bisogni non capiti, i desideri naufragati si consumano tra Paolo e la madre, tra i bianchi muri della casa.

4. Nella “scrittura narrativa” di Giorgio Morale, di grande unità stilistica ma nello stesso tempo capace di varietà, ora irta, ora dolce di ricche e diffuse descrizioni, ora ispida, ora rotta, ora sofferente, c’è la terra siciliana, con le sue tradizioni, con le sue feste, col sole bruciante e le piogge insistenti, con il mare luccicante e con le campagne e i monti odorosi, con le sue contraddizioni e con le sue glorie, con i suoi profumi e i suoi odori, con i sapori marcatamente isolani, con le mandorle, le carrubbe e le conserve di pomodoro e di cotognata… con gli orti assolati e rigogliosi di peperoni, melanzane… con i gelsomini profumatissimi e le arance rossastre come la luna: c’è la Sicilia degli anni ’50, il suo profondo Sud, con Noto e i suoi palazzi barocchi, con Cassibile e il castello della Marchesa; e, poi, c’è Siracusa, col suo porto e il suo fascino di isola nell’isola che fa da cornice poetica, luminosa e fascinosa, all’infanzia di Paolo, pur sempre bella e piena di vita.
Le descrizioni, nella narrazione, non trascurano nulla: c’è il desidero di documentare e di salvare le sensazioni e le scoperte della prima infanzia. Inoltre, autentiche gemme di cultura orale siciliana costellano la narrazione; si tratta degli indovinelli del padre, i proverbi della madre, le filastrocche e gli accenni di canti della tradizione popolare.

5. C’è ancora nella scrittura di Giorgio Morale un catalogo caratteriologico dei siciliani. C’è il mondo suburbano di un grosso paese di braccianti, ci sono i ceti dei piccoli proprietari egoisti ed individualisti, ci sono i poveri senza “classe” che votano DC e le classi subalterne di Avola, con tutti i loro pregi, i difetti e le contraddizioni; balza, dalle tante descrizioni che impreziosiscono la narrazione, l’abile tecnica dell’Autore nel saper sbozzare le figure, i vizi, le virtù e le psicologie dei tanti personaggi che animano il mondo infantile del protagonista.
In tal modo, elemento caratterizzante lo scritto di Morale è la memoria, quasi documentaria, dell’infanzia, annotata, peraltro, in tutti gli aspetti della nuda e cruda realtà, fonte di umane verità, su cui Paolo ha costruito, poi, la sua vita.

6. “Paulu Piulu” è un’opera assai singolare, perché, nel groviglio di una scrittura curata ed elegante nello stile, con le strozzature sintattiche che danno quasi un ritmo di un pianto a singhiozzo, avvince il lettore per la narrazione vivida di una storia individuale che diventa l’epopea di una famiglia di emigranti, piccoli-grandi “eroi”, né vinti e né vincitori, ma custodi gelosi delle loro verità e del senso profondo della loro dignità di uomini.
C’è nello scritto di Giorgio Morale la spregiudicatezza della verità e il non-senso del pudore nelle descrizioni, ora surreali, ora documentarie, ora di mera osservazione, della natura, delle cose, dei moti dell’anima umana e delle umane miserie, una genuinità di sentimenti al naturale, senza ammiccamenti, sinceri, rudi, tragici… troppo umani. C’è la dolcezza dell’amaro in bocca! E’ una scrittura della memoria, dolorosa e dolce, di una vita “difficile”, ma completa, vissuta intensamente, osservata nelle minuzie.
Lo stile della scrittura è elevato, ma non è sempre lineare e facile; spesso il discorso si rompe o si mozza di colpo. Ma non si tratta di un vezzo di tipo modernistico, bensì di una precisa scelta stilistica, mirante a rendere, attraverso una scrittura che procede per immagini, i momenti alti del vissuto.

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Consigliamo caldamente ai nostri soci, amici e simpatizzanti di leggere questo bel romanzo del nostro affettuoso Amico Giorgio Morale, da cui siamo stati molto colpiti e a cui, dalle pagine di VOX, auguriamo il massimo successo.
Il libro è reperibile in qualsiasi libreria, che lo può richiedere, se non è già presente, o al distributore (PDE) o direttamente all'editore: Manni editori, via Umberto I, 47-51, 73016 San Cesario di Lecce, tel./fax 0832.205577-0832.200373
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