Numero 3 - Marzo 2005

Archivio Vox Praesepis

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Sommario

Lettera dal Presepio 3/05

Conoscere l’Opera Praesepium: il nuovo inno dell’Opera.

Dallo Statuto dell’Associazione: il Battesimo Presepisitico.

Conoscere il Territorio: Madonie: Pollina presepistica.

Dal Diario di Viaggio: Visita commissariale a Pollina.

Vox Informa:
- AD 2005: 3° anno di Preparazione al XX di Fondazione
- Nuova delegazione in Puglia
- Il libro di Giorgio Morale
- Nella casa-museo esposte le opere del Maestro Cascella
- Una delegazione per la Lombardia?
 

Conoscere il Territorio

MADONIE: POLLINA PRESEPISTICA

Curiosità: i “putti down” nella Cappella della Natività gaginiana
(annotazioni storico-artistico-presepiali)

La Chiesa Madre di Pollina (in provincia di Palermo, nella Diocesi di Cefalù), dedicata ai Santi Giovanni e Paolo (nel presbiterio: due pregevoli tavole di gusto fiammingo - 1542 - raffigurano i Santi Fratelli, Giovanni e Paolo, soldati martiri nel 300 d.C. per mano di Giuliano l’Apostata: tale dedicazione è dovuta al dono delle Reliquie dei Santi Fratelli alla Chiesa pollinese), costituisce per l’incantevole territorio montano delle Madonie un “eccezionale santuario presepistico”, perché in essa si custodisce una magnifica cappella della Natività, ove sono poste le pregevolissime statue marmoree cinquecentesce della Santa Famiglia di Nazareth, cui pose mano nel 1526 uno scultore insigne del sec. XVI, Antonello Gagini.

Le statue a grandezza naturale - Maria e Giuseppe in “delicata plasticità” e mistica adorazione, la straordinaria bellezza del Santo Bambino - sono state catalogate da esperti critici di Storia dell’Arte come capolavori, in assoluto, di tutta la ricchissima produzione scultorea della bottega dei Gagini.

Detta Cappella “presepistica”, voluta nel 1629 dalla munificenza della nobile pollinese Margherita Minneci, posta nel transetto laterale di destra dell’artistico Duomo di Pollina (ristrutturato internamente, in seguito al terremoto del 1818, secondo il gusto architettinico neoclassico), da qualche anno è stata sottoposta a un oculato intervento di restauro che, eseguito con estrema perizia, l’ha riportata al suo splendore originario. Tutto questo è stato reso possibile grazie allo zelo dell’attuale Arciprete Parroco Don Nicola Cinquegrani, il quale, provvidenzialmente, grazie alla munificenza della defunta Ins. Iole Caponnetti, pollinese, è riuscito ad avviare nel 1998 l’ammirevole restauro della Cappella, affidando il delicatissimo lavoro al Maestro Gaetano Correnti da Misilmeri (PA), portato, poi, a termine nell’Anno Giubilare 2000.

Oggi, infatti, racchiusa come in uno scrigno prezioso da una artistica cancellata in ferro battuto di epoca successiva al ‘500, oltre al prezioso capolavoro gaginiano, questa Cappella, “unicum” per il particolare impianto monumentale, si presenta, dopo il restauro, assai valorizzata nelle pregevoli pitture ed affreschi, ritornati allo splendore antico, che datano, presumibilmente, tra il tardo '500 e il sec. XVII (data certa è il 1629).

Nei riquadri pittorici delle pareti della Cappella sono raffigurati i santi Misteri della Gioia (i gaudiosi) e sul soffitto “a cielo di carrozza” con lunette laterali, al centro, in un medaglione, grandeggia l’immagine della Vergine Maria Immacolata.

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Una particolare curiosità, forse anche un mistero, avvolge la straordinaria bellezza artistica e la profondità teologica di tutto ciò che visivamente è rappresentato in questo “santuario della Natività pollinese”: attorno alla Colomba, raffigurazione dello Spirito Santo, posta proprio nella nicchia, a ridosso di Gesù Bambino, Maria e Giuseppe, fanno da corona una serie di “putti dal volto strano”, sono volti di angioletti dai chiari tratti “mongoloidi” (sindrome di Down).

La fattura di detti “putti” è, senza ombra di dubbio, successiva alla esecuzione delle Statue cinquecentesche, infatti sono dei gessi, come, del resto, di stucco dorato è pure la Colomba dello Spirito Santo, quindi, con ogni probabilità, siamo in pieno ‘600, quando quasi tutte le antiche Chiese-Matrici delle Madonie subirono una radicale “barocchizzazione”. Dell’Arte Barocca elementi significativi erano la collocazione nelle cappelle e nelle arcate di “putti”, angeli, festoni floreali e simbologie vegetali, resi nella docile plasticità degli stucchi, dipinti con ori e oli cromatici.

Chiaramente, la Chiesa Madre di Pollina, al riguardo, costituisce un’eccezione alla regola, infatti, come abbiamo già detto, le sue linee architettoniche sono di chiaro gusto neoclassico, dovute in seguito al terremoto che interessò il territorio delle Madonie tra il 1818 e il 1819 (Relazione di viaggio sulle Madonie dell’Abate Scinà). (Solo qualche cappella laterale unitamente a quelle dei transetti sinistro e destro - SS.Sacramento e Cappella della Natività - conservarono i segni del Barocco, perché non distrutti dal terremoto).

Pensiamo che la stessa sorte, quella della “barocchizzazione”, subì la Cappella della Natività di Pollina, ove, oltre a coprire gli antichi affreschi cinquecenteschi con le attuali pitture seecentesche a ‘tempere speciali’ e a olio, stuccatori locali vollero aggiungere questa strana corona di “putti affetti da mongolismo”.

A primo acchitto è assai difficile dare una giustificazione a tali “strani stucchi”; in merito, il nostro Don Nicola Cinquegrani zelante Arciprete da ben 25 anni, ci informa che nessun atto di commissione di detti “putti down” è stato sinora trovato nell’Archivio Parrocchiale di Pollina. Si suppone, invece, che siamo in presenza di un ex voto, eseguito dallo stuccatore su commissione della nobile famiglia pollinese, forse i Minneci, (nel 1629 committendi della Cappella), di cui si racconta della presenza in essa di un figlioletto affetto dalla sindrome di Down. Questa può essere una plausibile risposta al nodo della “corona di putti down”; tuttavia, rimane per sempre un “mistero”!

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Le notazioni storiche sono state fornite dal Rev.mo Arc.Parroco Don Nicola Cinquegrani, Arciprete di Pollina.
 

 

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